Sederi
Questa è una storia di sederi che è avvenuta l’altra sera sotto ai miei occhi. Il sedere protagonista era un sedere giovane rotondo, sodo, rialzato e staccato. Un sedere da fossetta in fondo alla schiena per intenderci. L’altro sedere era a lui genitore. Era senza soluzione di continuità tra schiena e coscia se lo guardavi da dietro, e pure senza soluzione di continuità tra pancia e fianco se lo guardavi dal lato. Per il resto erano identici, chiunque ne avrebbe stabilito la progenie. Il sedere giovane era agghindato in un succinto costume nero, non un tanga, ma un costume sapientemente fatto per infilarsi tra le natiche e mostrarne le singole rotondità. Il sedere madre invece era coperto da una mutanda larga e alta che metteva in evidenza tutto ciò che gli anni di pastasciutte hanno reso uniformemente informe. Eppure quei due sederi erano identici. Nel sedere sformato era iscritto il sedere rotondo e staccato e se fosse stato possibile circoscrivere il sedere figlia con il sedere madre, quest’ultimo lo avrebbe ricompreso al millimetro. Mentre il sedere giovane non riusciva a stare fermo su quell’asciugamano steso; infatti era un continuo girarsi, alzarsi, camminare, e sculettare; il sedere madre si alzava solo per provata necessità mostrando a chiunque cosa significhi in fisica la fissità. Ogni tanto i due sederi si affiancavano per parlarsi; durante uno di questi dialoghi il mio occhio ha notato l’evoluzione che il tempo ha imposto al sedere attempato e non ho potuto non esprimere il fatto che anni addietro il sedere fisso sarà stato anch’egli un bel sedere rialzato e distaccato e che probabilmente tra qualche anno il bel sedere rialzato e distaccato godrà della magnifica immobilità tronchea nel corpo di donna ormai adulta. E’ il corso della storia riferito ai sederi. Ho pensato che tra quei mondi rotondi si raccogliesse infatti la distanza della fiducia totale e assoluta nel proprio futuro e la rassegnazione che quel che si ha avuto si ha avuto; dell’idea di eterna giovinezza e della consapevolezza di essere nella parabola discendente della propria vita. Tra quei due sederi però era anche scritta la rinuncia che risolve la vita in una tavola apparecchiata e le serate davanti alla televisione. In quelle due curve tonde ho letto la storia comune a molti di ciò che è stato e che sarà. Allora ho deciso di andare a sbirciare il mio sedere per vedere se racconta la medesima evoluzione. Ma sappiate, se viene voglia di farlo anche a voi, che è tabù parlare in pubblico di sederi di donne.