Suono
Quel suono le pervenne inatteso. Lui la colpì mentre lei stava in piedi con gli occhi chiusi. Era un suono che non poteva essere sentito perché non si fermava all’orecchio e non si lasciava ascoltare. Era un suono che le aveva bucato le carni; era entrato, si era attaccato al sangue e l’aveva occupata come fa un nemico in guerra con le città; e lei non aveva saputo che fondersi a lui. Si era persa nelle profondità delle sue vibrazioni; aveva vissuto ogni modulazione di tono mentre andava componendo, dentro al suo corpo, una sinfonia d’amore come uomo non era mai stato in grado di fare.
Chiuse la pelle per tenere il più a lungo dentro di se’, solo, quel suono che invece tutto voleva permeare.
Lei gli si arrese finche’ lui non si smorzò e, come l’acqua che scivola tra le dita lascia il bagnato, le consegnò il gusto amaro di quanta poca vita ci fosse in quello che si faceva sentire, magari anche ascoltare, ma che rimaneva sempre, al difuori, sul limitare delle sue orecchie perche’ troppo timido per entrare e possedere.