Davide
La porta
Vecchiaia
Il sonno
Col lieve movimento irsuto
sprofondo al fondo del profondo
Un sonno fermo senza nocchiere
opposto ai moti mossi del mio vegliare
Indugio, senza sapere, tra le nutrite mense del riposare
Colazione, pranzo e cena
e sazia emergo
e allora vivo.
Adorna d’Amore
Adorna d’amore la sua anima si era liquefatta in mille rivoli argentei.
La mano tesseva i colori dell’arcobaleno mentre accarezzava il creato.
Sostenuta dalla terra nel chiaro cielo al caldo fuoco come una rugiada d’acqua abbeverava il nocciolo dell’amore
E sola annichiliva dentro alle messi gialle di secca arsura
E sbigottiva accecata dalla luce riflessa dei filiformi liquidi di vita
che un’anfora vuota e piena affrancava da ogni suo volere assieme a ogni suo bisogno.
Geko
Scolorato del solar calore sagomi sogni al pensier retto e stretto che squadrato avanza indomito di fantasie.
Pasqua
Dal legno nero prendi forma
e scappi nudo correndo in corridoio
non vuoi farti prendere e ridi.
Mi obblighi a rincorrerti.
Sbando e t’acchiappo.
Le tue manine nere prendono le mie guancie,
i tuoi occhi si aprono in un sorriso amoroso,
il tuo corpo di bebè si lascia abbracciare.
Ti devo riportare in chiesa, non puoi correre per il corridoio.
Tante volte l’ho visto fare, ho imparato guardando.
Una parola ti chiedo,
anche se so che solo sorrisi concedi a chi ti riporta.
Tu mi parli, ma io non ricordo.
Il tuo angelo scende e ti richiede.
“Sei veramente tu il suo angelo?”
“Sì, ti puoi fidare donna,
è ora che lui torni in cielo con me.”
Dal mio abbraccio ti slega e a sé ti lega.
Tu sei uomo.
Ti lascio e con lui verso l’alto vai.
L’eroe
Merli di ossa protetti da cani guardiani abbracciano l’indaco cielo. Memoria di battaglie italiane.
E’ cupo e pesante il ricordo voluto dal Vate. Estraneo alle sue carnose parole. Passato dal tempo.
Lassù nel silenzio bianco riposa la vista urtata da tanta buia abbondanza. E guarda il desolato giardino mentre io seduta sulla morte passo oltre e mi abbandono al verde lago.
l’arrivo della morte
Come candela foca vo’ spegnendomi di fiamma irsuta.
Nulla io posso al venticello teso che di mi vita spira il solar calore.
Immobile ancor viva assisto allo spegner mio ed all’altrui fiorire.