Un allenamento al limite:
Oggi non e’ giornata da prendere alla leggera; e’ sceso da nord un vento barbaro probabilmente figlio di Attila. Un recupero in porto, due gommoni usciti per un surfista in difficoltà e per un Orza 6 finito a Varenna; equipaggio riportato, ma imbarcazione ormeggiata, impossibile ritornare. Trenta sono i nodi di Nord rafficato. Allenatore e agonista si guardano negli occhi. Io vedo il guizzo di energia che passa da uno all’altro. Non faccio in tempo a pensare: “ mio Dio” e sono in acqua; anzi, siamo in acqua. Gommone e Tera affiancati; allenatore e ragazzino insieme ad affrontare quel vandalo di vento. Un delicato lavoro di timone e scotta perché con i vandali bisogna essere determinati, ma gentili se li vuoi sfruttare in tuo favore. Non e’ solo il vento a essere proibitivo, l’onda e’ pazzesca. Lui in acqua e’ perfetto. Ha bisogno un attimo per prendere le misure al lago arrabbiato, ma appena la mano impara ad assecondare la natura impazzita, scafo, vela e velista disegnano un bolina impeccabile per angolo e velocità. Poggiata, lascata, orzata, cazzata tra continue cinghiate; ogni singolo muscolo lavora e la barca vola dentro e sopra alle onde in mezzo alle raffiche. Una, due, tre virate tra spruzzi e acqua pronta a vaporizzare. Ma e’ ora del lasco. All’ inizio e’ titubante ma poi sull’onda capisce d’istinto cosa deve fare e la piccola vela accelera come non ha mai fatto. Agonista e allenatore urlano assieme perché quelle surfate sull’onda sono puro divertimento. Io sono attonita davanti a tanta maestria nata da questo gioco di squadra. “Prova una strambata” e’ il nuovo ordine. Io penso: “ oh mamma!”. Valerio esegue, ma tituba e perde velocità il vento si appoppa e lo abbatte. E’ in acqua. La deriva si sgancia ed esce. Valerio deve andare sotto allo scafo o sarà impossibile raddrizzare l’imbarcazione. Ma si sgancia anche il timone a causa di un’ onda che spinge il gommone troppo vicino alla barca scuffiata. Valerio lo deve recuperare in velocità altrimenti affonderà. Preso, ce lo passa. Ora viene il difficile, lui sparisce sotto allo scafo. Il tempo passa. Vado in allerta; mio figlio e’ là sotto mentre vento e onda hanno fatto il vuoto nel lago. Ci siamo solo noi. “ Fallo risalire” mi rendo conto che sto pregando…non reggo più non vedere mio figlio sapendolo sott’acqua in quelle condizioni. Ecco che esce la deriva e poco dopo torno a vedere la testa di Valerio. Ora posso respirare di nuovo. Raddrizzata la barca, cerchiamo di rimettere il timone, ma in quelle condizioni e’ impossibile. Non resta che trainare, ma anche la traina e’ delicata, lui deve in continuazione riequilibrare la barca che sembra un serpente sull’onda. E’ così stanco che non riesce a smettete di sbadigliare; in fondo ha solo dodici anni. Poi lo sento cantare. Chissà se si sta ninnando o tenendo sveglio?….ora però vi racconto cosa ho visto in quelle condizioni limite. Tra vento e onde ho visto un adulto e un ragazzino lavorare assieme per piegare la natura con gesti tecnici perfetti e produrre velocità. Ho anche visto adulto e ragazzino trasformare la velocità’ prodotta in puro divertimento e saperne godere. Oggi in acqua ho visto una squadra in allenamento, ma ho anche visto due uomini confrontarsi e divertirsi. Lasciatemi ancora dire a Valerio e Riccardo: “io isso in vostro onore la bandiera Osa per la maestria e l’umanità con la quale, soli, avete affrontato il vento barbaro.”