I campus estivi
Ora che la scuola è iniziata ed il tempo si è ormai guastato, io voglio raccontarvi qualcosa che parli ancora d’estate. Voglio farsi sentire di nuovo quella particolare energia che nasce dal fare sotto al sole che scotta la pelle. Allora vi parlo della perla che poggia nel cuore di Orza Minore: il campus estivo. La squadra agonistica è la punta di diamante della base, un anello bellissimo che la scuola di vela ti mostra quando ti porge la mano; brilla di entusiasmo e capacità. I corsi per adulti sono le sue maniglie dell’amore dove ognuno di noi si attacca saldo per divertirsi, imparare e degustare momenti speciali, ma le settimane stanziali per i ragazzi presso la base sul lago, a scuola chiusa, sono la sua perla nel cuore. Orza Minore li considera il fulcro della propria attività perché lì ripone qualcosa che va ben oltre l’insegnare la vela. Ai bambini ed ai ragazzi viene offerto un luogo per crescere di una settimana mettendosi alla prova rispetto a capacità tecniche, ma, soprattutto, a valori umani, oggi spesso dimenticati, primo fra tutti diventare un gruppo a terra ed un equipaggio, o una squadra, in acqua. Istruttori formati presso la federazione italiana vela si preoccupano degli insegnamenti in acqua; giochi ed esercizi che in una settimana fanno sentire ogni singolo ragazzo più abile e parte di qualcosa che va oltre se stesso. Sono i loro occhi a raccontarlo al mondo perché il lunedì parlano di insicurezza, ma il sabato dopo esprimono solo grande soddisfazione. Non tutti si innamorano di questo sport, ma tutti tornano a casa fieri di ciò che personalmente sono riusciti a fare litigando col vento. Nei momenti di vita a terra i ragazzi sono affidati alle educatrici, ma gli istruttori di vela continuano a stare nel gruppo così che ogni bimbo può scegliersi il proprio riferimento adulto tra più persone. Normalmente venti ragazzi ogni settimana gestiti da tre, quattro istruttori di vela, uno o due aiuti, spesso ragazzi dell’agonistica, e da un educatrice coadiuvata da due o tre ragazze a seconda. Chiudono la squadra la cuoca Daniela ed il personale delle pulizie Paola e Angela. Cosa fanno i ragazzi a terra? Imparano a vivere assieme! Il cellulare viene loro ritirato e restituito un’ora alla sera per poter chiamare a casa. Il tempo lo passano impegnati in giochi, sì perché in Orza Minore si gioca assieme, oppure in piccole mansioni loro affidate per rendere più semplice a tutti la vita comunitaria. Sono le comandate cui i ragazzi, divisi per stanza, partecipano a turno. C’è la comandata per preparare la colazione per tutti … allestire venticinque posti e rifornirli di biscotti, nutella, kellogs marmellate e pane è un lavoro; c’è quella che si occupa di apparecchiare la sera e la più fastidiosa di tutte: il lavaggio di piatti e stoviglie del dopo cena. Ognuno a turno nel giro di una settimana compie questi servizi per gli altri (e qualche biscaro anche più di una volta alla settimana )… Potreste pensare che per loro sia pesante, ma in realtà il clima è sempre festoso e rilassato. Alla mattina dopo colazione ci si mette in costume e si va verso calavele dove sono alloggiate le mute, ma non prima che l’istruttore Matteo abbia verificato la temperatura dell’aria. Se è ancora freddo si torna in camera a mettersi addosso qualcosa di più consistente. Poi i ragazzi armano le barche e divisi in gruppetti, chi sul muretto, chi sul pietrone, quello delle confidenze serali, chi sui tavoli esterni, chi davanti al camino, fanno lezione teorica. Pranzo al sacco e via in acqua. Dove fermarsi a mangiare lo decidono gli istruttori, a volte una spiaggia, a volte le barche stesse messe vicine, a volte la base. Poi ancora tutti in acqua a confrontarsi col vento. Tornati a terra è l’ora della merenda e dei giochi. Il più gettonato è cambiare l’orografia del fiume di fianco con spostamenti di macigni, sabbia e detriti. Se la casa è Orza Minore, il fiume è Oasi Minore. Poi c’è il pallone, la pallacanestro e la pallavolo oltre che la libertà di fare ciò che si vuole. È tempo di docce, crema doposole e burro cacao; tutti sono così pronti per apparecchiare e cenare. Daniela, la cuoca, serve il primo piatto e poi saluta avendo finito le sue incombenze, è l’animatrice a servire il secondo. Si mangia tutti assieme ragazzi e adulti. Finita la cena è ancora tempo di libertà prima del coprifuoco serale. Quello che mi colpisce è l’attenzione che i ragazzi sviluppano uno nei confronti dell’altro ed è per questo che dico che imparano a essere gruppo. Ricordo un ragazzo sui quindici anni, un gigante, portarsi appollaiato su una spalla come un pappagallo un piccolo bimbo di sette anni solo per mostrargli il mondo dall’alto. Assieme hanno anche fatto canestro. Ho visto un ragazzino di dieci anni raccattare da terra un suo coetaneo ipovedente che era inciampato nei propri passi e scrollargli la polvere di dosso, un gesto rapido e gentile e poi via di nuovo assieme a giocare al pallone. Ho assistito a conversazioni fantastiche tra un dodicenne ed un ragazzo più grande affetto da autismo che assieme stavano diventando invisibili, poi ho visto lo stesso ragazzino dodicenne accompagnare il suo amico, non così fortunato, a comprarsi un gelato da Sabrina ed assicurarsi che tornasse in Orza Minore senza rischiare di perdersi lungo il cammino. Non sono gesti scontati, ma lo diventano quando si impara cosa sia un equipaggio o una squadra. Questo apprendono i ragazzi di Orza Minore in acqua e sulla terra ferma. Ecco perché i campus estivi sono la perla nel cuore di Orza Minore, essi, oltre a far vivere la vela, insegnano a collaborare assieme ed a prendersi cura l’un l’altro oltre che a divertirsi con ciò che c’è. Se ci pensate bene questo è l’ingrediente che rende vitale la società. Per quanto complessa essa sia si basa su un principio semplice che si impara da ragazzi in un corso di vela diventando equipaggio.