La colazione
Portava ricci di mare appena colti in un piccolo paniere da pesca. Erano ricci di alba non ancora spuntata. A loro piaceva mangiarli con i sapori a mezzo tra alba e ultima notte. Profumi accesi e non languidi, fragranze fresche e non infuocate. Da persone di mare non disdegnavano i cibi del tramonto; anguille, cozze e vongole sarebbero finite nel medesimo paniere all’ora dell’ aperitivo, ma ora il palato chiedeva la leggerezza della mattina. Lei era scesa alla spiaggia scivolando fuori dalle braccia amate che l’avevano contenuta durante la notte come fa la conchiglia con la cappassanta; si era inginocchiata sulle rocce sotto il pelo dell’acqua ed aveva colto i ricci staccandoli dolcemente al mare. Ora sarebbe tornata alla casa salendo i dieci gradini di legno incastrati tra roccia e sabbia, avrebbe scorso lentamente la finestra dalla quale era sgattaiolata e una volta in cucina si sarebbe messa ad aprire delicatamente i ricci posandoli su due piatti a fianco a pezzetti di limone e bocconcini di pane. Poi avrebbe adagiato la colazione sul tavolo di fianco al letto e lo avrebbe svegliato con una serie di baci sulla bocca. Il primo senza reazione, il secondo pure. Il terzo gli avrebbe fatto girare il volto sul lato, il quarto dall’ altra parte. Il quinto avrebbe ottenuto un movimento del corpo, il sesto le solite due scorengette, il settimo l’apertura di un occhio e l’ottavo dell’altro. Solo al nono lui sarebbe tornato da lei guardandola con gli occhi che litigano con il sonno per riuscire a vederla. Al decimo lui avrebbe vinto la sua battaglia con la notte; poi si sarebbe alzato a mezzo arruffandosi ancora di più i capelli, l’avrebbe abbracciata e annusato il profumo di alba, si sarebbe girato verso la colazione in tavola. “Li hai colti” avrebbe poi detto. Lei, prima di rispondere, gli avrebbe sorriso provando tra se’ l’amore profondo che li legava ormai da anni. Queste immagini occupavano i suoi pensieri nel momento in cui il pittore la colse mentre tornava da lui.