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La vampa

Se vedi il fuoco scappi. Se è all’aperto speri che il vento smetta e comunque corri controvento. Se è all’interno chiudi la finestra e te la dai a gambe; ma se è dentro di te? Che fai? Trattieni il respiro ed esci dal corpo?
Not possible!
Non sto parlando di avvampare per qualche bel fisico o di bruciare d’amore per il tuo miglior amico.
Sto parlando di un vero incendio. La pelle che brucia di un fuoco a testa in giù; le fiamme che partono dallo stato interno dell’epidermide e usano i muscoli o quello che c’è direttamente sotto la cute a mo’ di cielo.
Non mi capita spesso, ma mi capita.
Non è la luce a farmi bruciare, semplicemente una mia cellula si infiamma e l’ossigeno nel sangue porta poi il fuoco in giro un po’ ovunque: gambe, braccia, schiena, pancia, piedi, mani… vi assicuro, ci vuole poco ad accendere un corpo…
Sono un vampiro? Non lo so perché a parte il sedere di mia sorella, molti anni fa, non ho mai morsicato nessuno. Tranquilli, lei non si è dissanguata; si è solo molto arrabbiata.
Ma è pur vero però che ai tempi mai mi avvampavo, allora vi chiedo di immedesimarvi un momento in me ora: come faccio a vivere senza sapere se sono cambiata o quale sia la mia propria reale natura?
Così ho dato un’occhiata alla luna (non c’è; il cielo è nero, via libera) e sono uscita a morsicare qualcuno.
Non domandatemi perché ho controllato la luna; l’ho fatto e basta! Però potete chiedermi perché questa sera, a questo so rispondere: oggi brucio.
Ho morsicato tre persone; ma non sconosciuti perché poi come avrei fatto a ritrovarli per controllarli? E nemmeno amici, mica che sono sul serio un vampiro. Non mi pareva carino risucchiare la vita ad una persona cara.
Ho morsicato dei conoscenti; mi è parso un buon compromesso: abbastanza lontani da non starci male in caso non fossi riuscita a fermarmi e abbastanza vicini da controllare gli effetti del morso … sempre che fossero riusciti ad allontanarsi da me sulle proprie gambe.
Il primo che ho morso è il cingalese che vende giochini giù qui all’angolo. Un uomo dal sorriso gentile; qualche volta ci siamo anche parlati, presto la mattina quando non c’è in giro nessuno. Non gli ho chiesto il permesso, l’ho preso alle spalle e gli ho aperto il collo. La pelle sapeva di spezie a tal punto che mi ha urtato il palato così non sono sicura di essere riuscita a succhiare il suo sangue. Lui poi si è girato, tutto spaventato, e per carità ci può stare, ma a quel punto io mi sono imbarazzata, mi si è gelato il cervello, ho smesso di pensare e l’unica cosa che il mio corpo è riuscito a fare è stata darsela a gambe.
Ma capitemi è stato il mio primo morso e capita di non riuscirci al primo colpo; se vi stessi raccontando la mia vita sessuale, probabilmente passerebbero pagine e pagine prime di poter leggere le cime dell’Everest. Invece il morso perfetto tra poco arriva, dovete solo aspettare la terza persona.
Il secondo morso l’ho dato poco più in là; alla proprietaria del sexy shop nella via acanto. Di lei so un poco di più, spesso prendiamo il caffè assieme ed una volta abbiamo anche fatto un pic-nic sul prato di piazza Gae Aulenti con tanto di coperta e cestino.
Questa volta ho usato un’altra tattica, perché volevo proprio succhiarle il sangue. Le ho chiesto se potevo appoggiare le labbra al suo collo, sperando che avendo un sexy shop non badasse troppo alle richieste un poco strane. Infatti mi ha detto di sì. Non ho inspirato per non farmi travolgere dall’odore della sua pelle, ed appena ho appoggiato le labbra al collo ho morso più forte che ho potuto. Lei fastidiosamente ha cercato di allontanarmi, ma io l’ho tenuta forte con le mani finché non ho sentito sapore di sangue. Incredibilmente, a questo punto, sono stata io a volermi allontanare.
Dovete sapere che a parte il sangue di bue, una medicina che ci davano da piccoli e che poi hanno ritirato dal commercio, io il sangue non l’ho mai bevuto; si mi sono succhiata qualche ferita, ma non credo che questo valga e, non so, è stato un poco uno shock: piacevole, ma in qualche modo inaspettato.
Lei mi ha guardato stranita, poi si è messa un fazzoletto sulla ferita e mi ha girato le spalle andandosene come un automa. Forse è vero che le persone non ricordano i morsi. Comunque domani la vado a trovare in negozio, giusto per controllare se è ancora viva e se per caso sia arrabbiata con me.
Devo dire che superato lo shock del sangue in bocca, ho provato un certo orgoglio. Questa volta ho morso e succhiato, così ho continuato per la mia strada felice.
La terza persona che ho incontrato è stata il cuoco del Bar del Sole. Non ci siamo mai parlati, ma ho più volte notato che mi guarda strano e pure spesso; così ho pensato che con lui potesse essere facile.
A pensarci bene, così a freddo, non so perché fossi tanto preoccupata e cercassi situazioni che mi avvantaggiassero, in fondo ciò che andavo chiedendo era solo di poter dare un morso e succhiare un poco di sangue. Vi pare un’inusuale richiesta da fare?
Comunque con lui è stato semplice. Come mi ha visto, si è fermato e mi ha nuovamente guardato strano; io non ho dovuto far altro che acchiappare i suoi occhi e restituirgli lo sguardo per avvicinarmi al suo collo. Forse sperava in un bacio sensuale, invece si è beccato un bel morso sul collo. In onore di quegli sguardi che in fondo mi fanno molto piacere ho cercato di morsicare il suo collo nel modo più passionale possibile. Ho dovuto un po’ improvvisare perché nessuno ti insegna come si morsica appassionatamente, ma credo di esserci riuscita perché lui mi ha tranquillamente lasciata fare.
Questa volta l’odore della pelle non ha infastidito le mie narici pur respirando, nè l’azione ha provocato alcuno shock al mio sentire.
Il suo sangue era acqua per il mio incendio interiore.
E’ buffo lui ha reagito strano, pareva un poco eccitarsi mentre io mi stavo letteralmente spegnendo dentro.
Non è proprio semplice trasformare il morso in un foro se la natura non è stata prodiga in quanto a canini e vi assicuro che con l’essere umano non lo è stata. Ad un certo punto ho dovuto chiedergli di spingere con il collo verso di me perché non riuscivo a forarlo con la mia sola forza, ma lui era come ipnotizzato con quello strano sorriso appiccicato alla faccia e non mi è stato particolarmente d’aiuto. Allora ho pensato di usare un approccio creativo con quest’uomo dallo sguardo ammagliante: gli ho detto che se voleva aver salva la vita doveva collaborare con me. Ho usato il tono più minaccioso possibile e lui ci è cascato come uno sciocco… pensate sia mai possibile che io possa fare del male ad un altro essere umano ….?
Pensandoci bene, forse ho semplicemente urlato e lui si è semplicemente svegliato. Sta di fatto che finalmente ci ha messo del suo ed il morso ha dato i suoi frutti, o meglio il suo liquido….
Il suo sangue era caldo, ma non scottava; non sapeva nemmeno troppo di ferro. Aveva un buon sapore ed il potere di quietarmi dentro. Così l’ho morsicato più di una volta e l’ultima volta solo per il gusto di farlo dato che aveva ormai spento ogni mio incendio. Lui stava immobile e lasciava fare, ma non era proprio del tutto fermo perché, secondo me, quando io mi fermavo per respirare lui allungava il collo come per dire: son qui; e mi guardava con quel suo sguardo che quasi dimenticavo perché stavo mordendo. Non so mi ha messo a mio agio a tal punto che forse ritorno da lui la prossima volta che avvampo… sempre che domani sia ancora vivo…
Perché lo considero un morso perfetto? Perché mentre mordevo io stavo da dio; mi sono goduta ogni singola goccia del suo sangue prezioso e mi è piaciuto affondare i miei denti in quel collo che all’inizio pareva non voler cedere e che invece alla fine era morbido da non voler smettere e voler ritornare.
L’ho reso docile e collaborativo ed anche questo in fondo conta per la buona riuscita di un morso.
Vi devo confessare però che sopra ogni cosa credo sia stato perfetto perché ha spento il mio incendio e ne ha acceso uno dentro di lui. Lo so perché quando se ne è andato per salutarmi mi ha fatto un sorriso con l’occhiolino.
State sereni comunque domani scendo e controllo quei tre … spero tanto di non dover far sparire dei corpi!
p.s. Non vedo l’ora di tornare ad avvampare per poter di nuovo morsicare….