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Happy Holidays
Happy Holidays, è scritto sulla quasi totalità delle vetrine del centro di Milano, una unica ne ho vista con un timido alberello e la scritta Marry Christmas in rosso. Camminavo per Buenos Aires ed un pensiero cresceva dentro di me. “Occidente senza palle!” Proprio nell’accezione che usano le donne quando lo dicono degli uomini. Quindi limitatamente con il significato di “pauroso”, ma ampliamente nel senso di “coglione incapace di essere uomo” e di “debole essere involuto non degno ” . Pare sia il politically correct che impone parole senza senso e senza storia e vieta parole pregne di ricordi, di atmosfera e di costume in nome del nulla laico. È la scelta di pochi fatta a tavolino con intenti ideologici poi abbracciata e coccolata dal mondo del commercio che spera così di aumentare i propri utili natalizi, ops scusate, holidariani. Alla setta dei nichilisti ideolocizzati, dei politically correct, ed al gregge dei commercianti che temono le parole che portano significati riparando nel niente voglio raccontare una storia.
C’era una volta, poco più di duemila anni fa, una giovane donna di nome Maria cui un giorno, in sogno, fu annunciato l’arrivo di un figlio di progenie divina ed in seguito a quell’annuncio il suo ventre iniziò a crescere. Lei ne conosceva molti di figli degli Dei perché sua mamma per farla dormire da piccola era usa leggerle Omero e le storie antiche. Ma nella sua cultura cose del genere non avvenivano più. Loro aspettavano sì un profeta salvatore, ma poteva mai essere che tutta l’attesa di un popolo si concludesse con il suo bambino? Lei non era che una semplice serva di quel unico Dio ai tempi amato da tutti e ora stava per diventare la madre di suo figlio. Che fare? Decise di fare la volontà del suo Dio e lasciò crescere quel bimbo divino dentro di sè. Andò in contro al suo destino e ne parlò al suo promesso, un falegname di nome Giuseppe. Giuseppe che era uomo buono ed amava molto Maria e pure molto amava Dio decise di accogliere e proteggere il frutto divino che stava crescendo dentro alla pancia di Maria. Era quasi giunto il termine quando venne loro imposto di recarsi a Betlemme per il censimento, così Giuseppe prese Maria, la caricò su un asinello ed assieme lasciarono Nazareth per Betlemme. Tutta la Palestina era in viaggio con loro, chi a nord chi a sud, tutti si stavano spostando. Arrivati a Betlemme non fu possibile trovare un luogo al chiuso per riposare perché erano già tutti occupati. Giuseppe guardò Maria e capì che il tempo era giunto. Si guardarono negli occhi ed ognuno lesse nello sguardo dell’altro lo stesso pensiero; si perché faceva paura diventare i genitori del figlio di Dio, ma loro erano due giovani forti si strinsero la mano e si dissero l’un l’altro: “sì”. Era, però, ora di muoversi, il bimbo arrivava. Giuseppe scorse una grotta poco fuori Betlemme, e vi accompagnò Maria. Vi fece entrare l’asinello ed un bue che pasceva lì intorno per scaldare quella dimora occasionale, ma tanto opportuna. Qui Maria, scaldata dal respiro dell’asinello e del bue, diede alla luce un bellissimo bambino che chiamò Gesù. Giuseppe uscì un attimo per riprendersi da tutte quelle emozioni e non riuscì a credere ai suoi occhi quando vide una quantità infinita di pastorelli venuti a rendere onore al piccolo nato da donna, ma figlio di un Dio. Lo avevano saputo guardando il cielo perché sulla grotta si era appoggiata una stella filante e loro avevano capito all’istante. C’erano anche tre dignitari stranieri vestiti a festa che portavano alcuni regali. Lì di fianco pascolavano tranquilli i loro cammelli mentre i dignitari si presentarono a Giuseppe. Erano Gaspare, Merchiorre e Baldassarre e portavano con sè oro incenso e mirra da donare al figlio di Dio bambino. Giuseppe, toccato da quel popolo di semplici e di re si fece da parte e lascò che le persone entrassero ad adorare il suo piccolo bimbo. Maria guardava quella inaspettata processione e poi abbassava lo sguardo innamorato sul suo bambino. Giuseppe guardava Maria felice dello sguardo di lei. Ad un certo punto un’espressione di profondo dolore velò il viso dell’amata; nessuno lo percepì, ma lui di lei conosceva ogni espressione e la cosa non gli sfuggì. Si chiese cosa mai avesse pensato Maria, ma lei non glielo disse mai. Nessuno sapeva ciò che lei sapeva. Il suo piccolo bimbo era venuto al mondo per imolare se stesso e regalare l’eterno all’intera umanità. Lui sarebbe vissuto solo trentatreanni e lei avrebbe dovuto contare gli anni a ritroso. Sapeva che le era dato di amare a tempo definito. Gli anni andarono ed il destino di quel piccolo bimbo divino si compì assieme a quello di Maria, di Giuseppe e di tutto quel popolo in adorazione. Lui venne crocifisso con le mani inchiodate e Maria dovette vivere la passione del figlio e lo scempio del corpo di lui, poi però visse anche la sua resurrezione. Così l’intera umanità ebbe a disposizione l’eterno. Da allora molta parte del mondo ricorda la nascita di quel bambinello. Lo fa addobbando un abete, creando un presepe, scambiandosi doni, andando alla Messa e scambiandosi auguri con due parole : Buon Natale. Lo fa perché sa che quel giorno di duemila e pochi anni fa al mondo fu fatto un regalo speciale. Il divino si fece umano, l’amore fu messo alla prova ed un bimbo morto poi crocefisso rese la vita eterna regalando all’umanità l’aldilà e la libertà di scegliere. E che la storia che vi ho raccontato appartenga alla realta’, alla religione oppure alla legenda non interessa. Interessa solo sapere di avere a disposizione l’infinito e poterlo festeggiare.
Sapete cos’è il niente in nome del quale sono imposte due parole senza senso? E’ solo un altro modo di percepire l’eterno.