Guardare
Lei non era visiva, ormai sapeva che non dagli occhi entrava il turbamento. Guardare le produceva poco niente; era donna. Ma viveva in un mondo di immagini così si era adattata: mentiva per non apparire troppo diversa, oppure per vedere se avrebbe imparato qualcosa imitando, allora si impegnava a scrutare ogni singolo centimetro della loro pelle. Ma tutti quei corpi, quei muscoli in mostra continuavano a non suscitarle alcuna emozione. Riusciva solo a pensare che quella era la maniera degli uomini, non certo delle donne e sicuramente non sua. A tratti riconosceva la bellezza, era arrivata a vederne in alcuno i canoni della proporzione, ma lì il cerchio si chiudeva.
L’emozione non nasceva.
Aveva iniziato a pensare che tutto quel carrozzone di immagini e movimenti fosse un banchetto orchestrato e poi imposto sulla sua testa per sfamare appetiti diversi e sempre uguali a se stessi. Un codice che non voleva accettare il suo modo proprio e cercava di sovrascriverlo imbrigliando la fonte prima dei sentimenti al guardare, senza mai faticare nel confrontarsi con quel che lei portava iscritto per nascita sul suo dna.
Lei possedeva il segreto più grande del mondo: riusciva, senza nemmeno volerlo, a creare la vita.
Che poca cosa era il guardare se comparato al generare.
Questa era la legge non scritta dell’universo, quella che scendeva i veri carichi della vita. Quella che per secoli aveva creato il profondo odio ed anche il grande bisogno di sottomettere.
Un pomeriggio le cadde l’occhio su due giovani uomini intenti a scambiarsi il primo bacio; era l’energia che lei sentiva passare tra quelle due bocche così vicine a dirle che era un primo bacio.
Si impose di non smettere di guardare anche se sapeva che l’educazione chiedeva di non intromettersi in quello spazio privato.
Uno degli uomini era un dio greco, l’altro uno stuzzicadente, ma in quel momento la forza dell’attrazione aveva annientato ogni loro diversità; erano due poli opposti che stavano impercettibilmente, ma inesorabilmente collassando in un punto posto alla stessa distanza da ognuno.
Lo sguardo reciproco raccontava che avevano perso la loro battaglia di resistenza; caduta ogni difesa erano ora nudi uno di fronte all’altro, spinti solo del loro bisogno reciproco.
Si baciarono e lei provò qualcosa, sentì l’emozione del bacio dentro al suo stomaco.
Più il bacio si faceva profondo più lei sentiva nascere dentro di se’ un infinito affetto, no anzi riconobbe l’amore.
Non staccò gli occhi da loro finche’ loro stessi non si staccarono l’un l’altro stravolti dal senso dell’inatteso.
Lei sentì anche quello ed anche quello riconobbe.
Solo allora spostò lo sguardo altrove per tornare a rispettare la loro intimità.
Era la prima volta che il suo corpo reagiva alla vista di un bacio omosessuale, beh in realtà alla vista di un qualsiasi bacio…
Si domandò se alla fine non avesse sul serio imparato ad emozionarsi semplicemente guardando e se il suo stare tanto comoda dentro a quel bacio così diverso non significasse aver fatto la pace con l’opprimente codice opposto.
Poi ricordò che nel momento del bacio in lei era nato amore e si confuse.