Il nuovo Orco
È bella la vita perché a volte il tuo passo inciampa in quello di un orco. Il mio è appena incespicato in un orco da poco in città. Chissà se è un orco buono o un lancia sassi, ancora non saprei dire. Però è un orco simpatico per il guizzo della sua voce. Stavamo mangiando nespole all’ombra di un olmo quando di colpo mi ha urlato: “ ti ho vista”. Io mi sono quasi presa paura per come lo ha urlato; ma in realtà lui era solo entusiasta. Lui aveva ragione perchè io qualcosa avevo fatto! Ero entrata a farmi un giro dentro ai suoi occhi. Dovete sapere che è una caratteristica degli orchi sospendere il loro sguardo per farti entrare e poi tenerti imbrigliata un momento, giusto per darti piacere. Ma nessuno l’aveva mai fatto urlandomi all’orecchio t’ho visto. Mi ha fatto così tanto ridere che gli ho urlato indietro: “t’ho visto” perché in fondo anch’io lo avevo imbrigliato dentro al mio sguardo. Vero che è un orco simpatico? Ma c’è dell’altro. Lui fa una cosa che gli altri orchi non fanno. Dovete sapere che gli orchi sono creature semplici, il loro cervello è molto lineare ed immediato e così pure loro. Ma quest’orco nuovo invece è più complicato. Lui gioca a nascondersi. Non so se si occulta da tutti, da sé o solo da me; però lo fa. Quando ti parla e ti dice qualcosa poi lo commenta per cambiare di qualche grado la sua posizione e mischiare i significati così poi tu vai in confusione e lui ride. Ma questo è niente; il bello è quando agisce. Lui è capace di muoversi nei tuoi confronti chiudendo le azioni dentro a una scatola dura e un poco fredda così quando le sue opere arrivano a te nulla di lui è riconoscibile se non la scatola fredda. E’ un orco contenitore. Lui tiene se stesso lontano. Se tu glielo fai notare ti dice: “così tu gli dai il significato che vuoi”. Questa è una cosa bellissima, perché è una grande libertà poter appioppare il senso che vuoi alle azioni degli altri, ma a me manca tanto sapere il suo senso e le sue sensazioni. Mi piacerebbe poter infilare le mani in quel posto caldo e stimolante che l’orco protegge così gelosamente. L’orco non sa che noi umani ci nutriamo di quelle calde e morbide onde che tornano indietro dal profondo dell’altro quando qualcosa di noi lo colpisce. È un poco come la risacca del mare. L’onda colpisce la terra, a volte con forza, a volte con gentilezza, e la terra è grata al mare di quest’onda che è sempre unica e nuova, allora il mondo secco ritorna all’oceano un poco di sé; lo fa consegnando al movimento del mare qualche granello strappato a se stesso. Questi granelli tornati all’oceano danno il senso profondo alle acque perché giacendo poi nei fondali diventano il limite tra terra e oceano. Ma tornando a noi, dopo aver passato il pomeriggio con lui a giocare a nascondino e poi a mangiar nespole sotto al grande olmo mi si è ritorto lo stomaco per il buonissimo sapore di nespole e orco assieme. Credo di aver fatto indigestione di nespole. Lui invece non è ne stanco ne sazio e sta continuando a mangiarle. L’ho lasciato così, intento a digerire tutti quei frutti arancioni intanto che cercava qualcosa dentro a una tasca. Lui ha lasciato dentro ai miei occhi il suo odore; è un buon sapore perché sa di nuovo. Se lo dovessi comparare a qualcosa direi che sa di torta al rabarbaro; un poco aspra appena la mordi, ma calda e filamentosa quando la ingoi.