Taxi Driver
Le loro auto avevano appena concluso uno strano balletto non pensato ne’ voluto. Si erano mosse in funzione l’una dell’altra nell’angusto spazio di fronte alla torre fino a fermarsi parallele. “Io devo aspettare “ aveva detto Lei. “anch’io” aveva rimbalzato lui; poi si erano sorrisi come se si conoscessero da sempre, ma in realta’ erano solo due estranei trovatisi a compiere la medesima azione nel medesimo piccolissimo luogo. Qualcosa pero’ era scattato. Lei lo guardo’ dritto negli occhi, inclinando un po’ la testa sul lato in modo spudorato, come se fosse una cosa normale tra estranei. Lui allora era sceso ad aprire tutte le portiere, bagagliaio compreso, restituendole senza smettere, un altrettanto insolito sguardo di sfida misto a docezza; poi aveva preso a parlarle: “anche tu aspetti qualcuno?” “Si, mio figlio, beh tutta la squadra, li porto al treno.” “Anch’io tutta una squadra, la porto al treno”. “ Ma tu sei un vero taxista?” “ Si!”
Qualche altra parola buttata li’… Non era il suono delle parole quello che entrambi stavano ascoltando, ma un potentissimo richiamo che stava sotto alle parole parlate e dentro agli sguardi lanciati. Eco dell’umano esistere.
Non ci fu tempo per altro perche’ il primo gruppo di ragazzi era arrivato e l’attenzione di tutti fini’ su una bottiglia di Champagne dimenticata nel bagagliaio.
Ragazzi e borse caricati in macchina, le venne l’istinto di invitarlo a cena, cosi’ senza sapere nulla di lui; ma il suo corpo fu piu’ veloce della sua mente e si ritrovo’ al volante senza piu’ possibilita’ di azione.
Occasione persa, ma non l’insolito dialogo sotto alle chiacchiere.
Alla prossima taxi driver.