Da Edvige 11 marzo 2018
Vi racconto quello che ha suscitato in me.
Si può sopravvivere a un abbandono? Come si soffoca l’urlo che sale quando il nostro bimbo ci viene tolto a week end alterni e portato via non si sa dove e si sa solo che mani sconosciute si prenderanno cura di lui? Può ricominciare a fluire la vita dopo una separazione non attesa, non voluta ma che si è abbattuta imperiosa sulla vita di una giovane madre?
La risposta è: bisogna riformulare le domande.
Ed è esattamente quello che impara Lei nel suo percorso vividamente descritto da Sarah Saiani in 31.313.
Lei è una giovane donna cui accade quello che accade a tantissime donne (e uomini) ormai – è statistico: il tradimento, poi la separazione, poi l’abbandono con la conseguente lontananza dal figlio piccolo.
C’è di che disperarsi o di che stordirsi con scelte che hanno l’apparente sapore della vita a tutta velocità ma che invece la vita la negano.
Lei fa una scelta diversa. Lei decide di mettersi a dialogare, per la prima volta, con la sua anima.
Con un bellissimo stratagemma narrativo, in cui i dialoghi con l’anima si alternano a quelli col suo bimbo ed alle considerazioni personali, Lei riesce poco a poco ad abbattere i confini dell’Ego, ovvero di quella prigione fatta di aspettative, proiezioni, pretese, orgoglio, arroganza che non permettono a nessuno di fiorire.
Ed è così che poco a poco il vuoto da baratro diventa spazio (per essere), la vita da piana diventa spessa (per sentire) e l’esistenza da subita diventa accolta (per fiorire).
Lasciamo andare
Buon viaggio!